RITA MASCIALINO, ‘AFRICA’ O LA DONNA DI MARILENA MESAGLIO

RITA MASCIALINO, ‘AFRICA’ O LA DONNA DI MARILENA MESAGLIO

Rita Mascialino, “Africa” o la donna di Marilena Mesaglio. Disegno grafico d’arte (III Mostra d’Arte del Premio Franz Kafka Italia ® V Edizione 2015: Kulturni Center Lojze Bratuž, Gorizia: www.franzkafkaitalia.it): Recensione.

Il disegno grafico d’arte di Marilena Mesaglio intitolato Africa raffigura la parte superiore del busto di una donna dai tratti stilizzati sullo sfondo di quello che appare come il vasto deserto di sabbia africano bruciato dal sole e come un paesaggio di possibili monti all’orizzonte che si confonde con il cielo, il tutto trasfigurato dalla fantasia estetica dell’Artista. Si tratta di una donna contrassegnata dalla mancanza di tratti identitari nel volto così che essa diviene molto direttamente un simbolo universale per tutte le donne oltre che simbolo della cosiddetta Eva nera, generatrice di tutta l’umanità e qui raffigurata mentre è inondata di stupendi colori esaltati dalla più intensa luce solare. Come dichiarato da Marilena Mesaglio stessa, di fronte alla donna sta il suo bambino seminascosto da un telo che lo protegge e che mostra qualche colore della bandiera del Sudafrica, uno dei luoghi più importanti per la diffusione di Homo sapiens. Che il bambino si riconosca appena solo per una piccola porzione della testa in quanto nascosto per il resto del corpo dal telo allude da un lato alla protezione dello stesso da parte della madre, dall’altro consente il primo piano alla donna che viene così ad avere la parte di protagonista del messaggio che informa l’opera. I colori e le linee che si vedono ai lati della donna e nel retro dell’immagine rendono il paesaggio africano come una continuazione delle linee e anche della maggior parte dei colori che disegnano la donna, come un tutt’uno con essa che ne diventa simbolo e personificazione – il disegno di fatto non si intitola alla donna, che pure occupa gran parte della tela, ma molto opportunamente al continente africano, culla di tutta l’umanità e in tal senso simbolo della Terra intera – e vale anche il discorso inverso: la donna appare come emanazione del paesaggio africano, in ogni caso la donna e la natura africana sono in simbiosi cromatica e formale. In questa immagine di madre e bambino lo sguardo della stessa, che si intuisce rivolto al bimbo vista la postura del volto, conferisce il tono della staticità alla situazione: la donna si isola nel suo mondo di madre occupandosi solo del suo bimbo. Un particolare interessante, non previsto consapevolmente dall’Artista, riguarda la speciale configurazione spaziale del telo che nasconde il neonato: esso non è ancorato nel braccio o nella mano della madre, di fatto appare liscio e intatto come fosse appoggiato a qualcosa di sottostante non necessitante di alcuna presa per sussistere. Tale spazialità, nella dinamica stilizzazione che pervade tutte le forme raffigurate nel disegno, rende possibile una seconda angolazione semantica da cui vedere l’immagine. In questa diversa angolazione come insieme di linee dinamiche che sfumano l’identità sia della madre che del bambino il telo acquisisce un significato diverso come capulana stesa al suolo su cui la donna sia seduta in postura a ginocchio piegato e ricoperto parzialmente dal telo. Eva nera, in questa prospettiva, non si manifesta tradizionalmente come donna chiusa nel suo mondo di madre e colta mentre guarda il suo bambino eliminando ogni altro interesse per il mondo esterno a questa relazione che appare esclusiva, bensì la sua maternità diventa semanticamente solo implicita al suo essere donna che in quanto tale si manifesta invece come non limitata nella sua libertà neppure dalla maternità, una donna capace di essere madre e anche capace di essere persona libera come anche la sua postura viene ad esprimere nella sicurezza istintuale che esprime. In altri termini: in questa ulteriore visione della donna che campeggia da sola in primo piano e si mostra in una postura che la ritrae appena accovacciata al suolo per riposarsi dal suo cammino – vedi telo che sta per scendere dal possibile ginocchio – la staticità è superata e allora si ha una donna non più solo limitata al suo pur grande ruolo di madre, ma libera di vivere la vita in tutti i suoi risvolti. Una donna africana dunque madre di tutta l’umanità, personificazione del continente africano e anche, nella doppia spazialità in cui può essere vista l’immagine seguendo l’intenzione consapevole dell’Artista e seguendo le linee della stilizzazione nella loro globalità, figura gigantesca della vita al femminile su questa Terra nella nuova e più ampia consapevolezza della donna, come vuole uno dei perni centrali degli straordinari disegni grafici d’arte di Marilena Mesaglio.

                                                                                                                                   Rita Mascialino

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