RITA MASCIALINO: ‘GERMANIA: SCUOLA E SOCIETÀ’ – RIFLESSIONI

Mascialino, R., (1993) “Germania: Scuola e società”. Milano MI: Greco & Greco Editori/IRRSAE (Istituto Regionale di Ricerca Sperimentazione e Aggiornamento Educativi) del Friuli Venezia Giulia TS: pp. 212: Premessa della Presidente dell’IRRSAE Enrica Mazzuchin Marin; Prefazione dell’Autrice: Opera facente parte dell’ambito dei Progetti IRRSAE Friuli Venezia Giulia relativi all’anno 1992, prot. N. 594/R8: Sezione ‘Metodi e Tecniche della Ricerca Sperimentale’


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“(…) A questo punto ritengo sia opportuno citare il giudizio che del sistema scolastico italiano dà Gesa Chomé (1992) del CEDEFOP di Berlino tratto da un suo intervento al Convegno Europeo tenutosi a Cagliari nel settembre 1992: ‘Il sistema di istruzione e formazione italiano, come quello di altri Stati membri, non sembra essere all’altezza della sfida rappresentata dai nuovi compiti le cui caratteristiche salienti sono la creatività, la capacità di affrontare problemi e l’interazione.’ Secondo Werner Wobbe (1991) inoltre, sempre del CEDEFOP, le culture scandinave, tedesche, svizzere e olandesi sarebbero aperte ai mutamenti, mentre quelle mediterranee, che egli definisce ereditarie, e quella anglosassone, da lui definita conflittuale, sarebbero meno disponibili al cambiamento, quindi al progresso. Ancora afferma la Chomé che il Portogallo, la Grecia, l’Italia, la Spagna e l’Irlanda sono Paesi ‘in cui le prestazioni sociali hanno notoriamente un livello molto basso (…)”
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“(…) La Germania stessa, che con la collaborazione di tutti gli Stati membri della Comunità, ha elaborato, tra gli altri, un Manuale dei sistemi scolastici per avere a disposizione le conoscenze necessarie in fatto di istruzione e di formazione in vista del maggiore consolidamento della Comunità stessa, è consapevole di possedere un sistema di istruzione e di formazione avanzato e vede reaslisticamente la posizione degli altri Stati che giudica arretrati deprecando il fatto che questi fungano da freno al progresso di tutti, come molto chiaramente afferma Gesa Chomé (1992: 17): ‘’Ci vorranno ancora molti anni prima di creare nella CE un buon collegamento e una valida trasmissione di in formazioni sull’orientamento professionale, se si pensa che all’interno stesso di alcuni Stati membri il trasferimento di informazioni non avviene in maniera soddisfacente e che l’orientamento e l’informazione professionale hanno sempre rappresentato, in particolare nei Paesi del Sud, un’entità trascurabile. Queste nazioni svolgono una funzione frenante ai nostri fini (…) Come abbiamo più volte detto, in Italia ci si improvvisa orientatori, si usa ovunque il personale riciclato: dai docenti in sovrannumero dello Stato, agli animatori culturali dei Comuni, agli insegnanti della Formazione Professionale che ‘avanzano. L’orientamento rischia di diventare così una sacca di riserva della potenziale disoccupazione terziaria (…)”

Come duemila anni fa: ‘Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur’, commento dello storico Tito Livio (Padova 59 a.C.-17 d.C.), riassunto dalla tradizione, riferito alla Seconda Guerra Punica condotta da Annibale e finita con la sconfitta di Roma nella epica battaglia di Canne (216 a.C.) dove quarantamila cartaginesi stremati sconfissero quasi novantamila soldati romani. Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata, un commento che si adatta anche ai giorni nostri, a quanto si vede, le chiacchiere al bar o al Parlamento interessano molti politici più della conduzione dello Stato, mi pare che l’improvvisazione non pertenga solo alla scuola, ma in primis alla scuola e poi ovunque inevitabilmente.
Per finire, gli italiani si illudono di avere il sistema scolastico migliore del mondo, mi permetterei una correzione: un tempo a livello di nozionismo, oggi neanche più in questo ambito – vedi gli esami di maturità di quest’anno e degli altri anni ormai. Il nostro sistema scolastico non è mai stato innovato propriamente, ma solo rattoppato in un sistema di patchwork che lo ha reso solo più ridicolo, un po’ come mettere etichette nuove su contenuti vecchi, l’apparenza conta di più. L’Italia è un Paese molto conservatore, ama il vecchio e accetta il nuovo solo per farlo diventare vecchio, per renderlo il più possibile simile al vecchio. Ci fa sopravvivere ancora la posizione geografica importante, con tutti gli annessi e connessi.
                                                                                                                                                              Rita Mascialino

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