Linguaggio e significato – Una prospettiva evoluzionistica. Parte II, L’oggettività del significato, Cap. I, 93-96, 97

Da Mascialino, R., (2009) Linguaggio e significato – Una prospettiva evoluzionistica. Padova: Cleup Editrice Università di Padova: Parte II, L’oggettività del significato, Cap. I, 93-96, 97.

“(…) Dallo studio della vita sulla terra risulta evidente che una delle necessità primarie dell’adattamento del vivente all’ambiente esterno è l’orientamento nello spazio sia per l’approvvigionamento del cibo sia per l’interazione tra gli esseri viventi, come pure per tutte le altre evenienze. Risulta anche che il canale più antico e originario dell’adattamento alla vita sul piano dell’evoluzione è il canale chimico, a partire dai batteri procariote dai loro ante cedenti il progenote e il cenancestor (Woese & Fox 1997: 5088, López-García 2007: 11.1) di livello ancora più primitivo. Senza volere minimamente entrare nel dettaglio di  complessi processi chimici, per i quali stanno a disposizione gli studi degli specialisti in materia,vorrei qui solo soffermarmi su di una caratteristica fondamentale della reazione chimica: la spazialità come componente essenziale della reazione, ossia la diversa e specifica configurazione spaziale che la materia assume. Sappiamo come i singoli atomi a seconda della struttura elettronica del loro orbitale più esterno diano elettroni ad altri atomi o ne acquisiscano da altri quando reagiscono chimicamente, ossia come la diversa struttura spaziale o forma dinamica o architettura in movimento delle molecole sia alla base di una o l’altra reazione chimica. Prendiamo la chimica del carbonio (…) A seconda delle variazioni dei cosiddetti scheletri carboniosi, o strutture molecolari del carbonio (Campbell 1995: 63), avremo a che fare  con sostanze diverse (…) La cellula vivente condivide tale meccanismodi aggancio spaziale presente a livello inorganico e grazie ad esso si adatta all’ambiente in modo positivo per la vita o negativo. Questo comportamento o modo di reagire all’ambiente viene a fare parte della memoria cellulare e ne fonda le possibilità di sopravvivenza. Certo, quando parliamo di memoria cellulare e comprensione delle regole utili a vivere, non possiamo intendere la memoria e la comprensione come esse si manifestano negli animali o magari addirittura negli animali parlanti come lo sono gli umani, provvisti di tutto un sistema di traduzione dei segnali elettrici a livello addirittura linguistico e capaci di memorizzare ad ampio raggio (…) Altrettanto certamente però possiamo riconoscere nel  comportamento cellulare verso l’ambiente gli antecedenti della  nostra memoria e comprensione, nonché del significato (…) Per chiarire sul paino analogico umano dell’evoluzione, usando termini che si addicono ai comportamenti umani e certo non alle cellule, potremmo dire ad esempio che il cieco linfocita venendo a contatto dell’antigene capisce  che cosa significa che quella determinata spazialità significa pericolo di danno e, poiché capisce ciò che tale  antigene significa, lo combatte, lo distrugge, lo neutralizza, mentre non attacca ciò di cui capisce il significato favorevole alla vita dell’organismo di cui fa parte. Anche Escherichia coli, trasferendo di nuovo sul piano umano, capisce e memorizza ciò che significa una sostanza, se è amica o nemica secondo i diversi effetti delle varie sostanze sul suo organismo e si comporta di conseguenza fuggendo il nemico e andando incontro all’amico (…) Se si mette ad una certa distanza nel liquido in cui sta questo batterio (Kröller 1997: 306) anche solo poca sostanza tossica, ad esempio il fenolo, il veleno che è stato usato dai nazisti per uccidere i deportati nei loro Lager, il batterio si ferma immediatamente e poi cambia direzione allontanandosi dalla maggiore concentrazione del veleno. Se però ad una certa distanza viene sciolto del glucosio nel liquido, allora questo batterio cambia direzione di nuovo, ma questa volta avvicinandosi al luogo di maggiore concentrazione della sostanza chimica (…) In altri termini: all’interno dell’ipotesi di prospettiva evoluzionistica  che andiamo ad esporre, lo schema spaziale della reazione chimica risulta essere la prima o comunque più originaria base di qualsiasi ulteriore livello di significazione che su questa spazialità inevitabilmente si innesta (…)”.

                                                                                                                               Rita Mascialino



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